Dove Caos e Armonia si intrecciano

di Elena Commessatti


UDINE- Ai margini del Caos c'è l'armonia o presunta tale. Ai margini del caos stanno i sistemi coplessi, e nei sistemi complessi l'armùonia e osa difficle da ottenre. Lo speva Euripide che a ottanta anni decide di scrivere una tragedia " le BAccanti" tesa a dismostare che l'armonia e nell'ordin della natura, non nella città: è sereno chi dimentica il dolore, ma lo fa per un attimo e lo paga col sangue. E sopratutto se mondi sono, sono due, e tali rimangono. Lo sanno i Giardini Pensili, gruppo teatrale riminese di talento, che in "TRANCE BAKXAI", festa teatrale consumata l'altra sera in un capannone di Baldasseria Bassa, ha dimostrato scostandosi da Euripide che i contrasti si possono magicamente rafforzare e possono dare vita a qualcosa di stabile nella mobilità più netta, dove armonia è ripresa dell'antico - non vetusto - e del nuovissimo. Ossimoro, il loro, interessante. Una voce (Isabella Bordoni) cristallina, non artefatta dai rigori teatrali (finalmente!), una bocca che si muove, pulita, davanti a una micro telcamera e si produce in parole che suonano e danno senso (uno dei sensi); un compositore (Roberto Paci Dalò) a volte musico, che, in contrasto alla voce narrante, porta con sé la Berlino fumosa, l'intellighenzia polivalente dell'area tedesca, il canto tecnologico di una cultura metropolitana d'avanguardia.
Come dire, c'è chi conosce Benjamin e chi di Bejamin salva il già, o forse, perso: Isabella è il narratore, "la figura in cui il giusto incontra sé stesso", il momento della verità. Una verità di memoria. Isabella, Roberto, Rupert, Sam, Hannes, Guglielmo, Oreste, Dr. Witz, Salvo e i trenta attori, realtà nostrana che per una settimana ha lavorato con loro per creare le coreografie, sembrano usciti da un quadro Escher - uno dei quelli che non finiscono mai - ed entrano, quasi con noi, in un coro da estasi bacchica underground, dove non ci sono n´ miele n´ latte, n´ pelli di cerbiatto, o carni da scenario barocco ad appesantire gli alberi. Marciano, raccontano filastrocche, compongono Evoè urbani. Si muovono insieme. "Era la sospensione del giudizio", dicono. E noi? Forse dobbiamo scegliere prima di cominciare a giocare. Tra il silenzio e la tensione sonora, per evitare di parlare d'anima. Ad hoc, proprio come nei riti dionisiaci. La raffinata tecnologia di Giardini Pensili e la studiata coerenza della messa in scena non lasciano dubbi. La musica techno, in un'atmosfera da rave-party, scivola e dilata lo spazio, il tempo, un movimento che non fa male.
Ma c'è Isabella con i suoi moniti secchi, a dirci invece che siamo in una tragedia, che esistono destini e catastrofi. Che nelle Baccanti chi è morto è stato sbranato dalla madre perché non aveva saputo vedere. E noi siamo invitati a dimenticarci di avere occhi e orecchi per le voci del mondo, per i suoni oltre la porta. E questo per ore, nella notte di San Lorenzo, che è poi quella dove le stelle dovrebbro cadere. Fuori, non dentro.

Messaggero Veneto, 12 agosto 1997
Elena Commessatti