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"Il
mondo intero non vale il giorno in cui il Cantico fu dato a Israele, perché
tutte le scritture sono sante, ma Il Cantico dei Cantici è santissimo"
Rabbi Aqibà
"Il mondo è diverso a seconda della
lingua che lo nomina"
Marc-Alain Ouaknin
Penso a Shir come una prima approssimazione al Cantico. Avvio di un percorso
che proseguirà in futuro con allestimenti/sezioni collegati tra di loro.
Shir sarà seguito da un allestimento pieno di testo ma pronunciato
da nessuno. Ora vedo Shir come un territorio popolata da un esercito fatto
di un unico soldato che si prepara al combattimento ripetendo le parole.
Dove la sua vestizione rincorre le lettere nei loro infiniti significati.
In ebraico baciare (nashàq) comprende il senso di armarsi, di mordere
e, con una semplice variante fonetica, di appiccicare il fuoco, incendiare.
Il bacio (neshiqàh) è analogo a un'arma (nésheq). E mordere, lacerare,
è nashàkh. Una mistica delle lettere in movimento con il pubblico al centro
del campo di battaglia circondato da un ambiente acustico in permutazione.
Fonemi, parole, sillabe sono la fonte della materia sonora di Shir. Nel
buio iconoclasta fatto di luce nera risuonano parole che diventano a tratti
frequenze quasi inaudibili. Lezioni di tenebre.
Queste parole sono rese architetture, tridimensionali fino a creare lo
spazio acustico del luogo che è quindi la scena stessa. Non immagini costruiscono
i suoi muri, ma reverberi infiniti, rifrazioni. E poiché il Cantico è
libro infinito, non c'è pretesa alcuna di esaurire il proprio lavoro con
un piccolo, umano, allestimento.
Si tratta infatti di un percorso lento, per approssimazione si avvicina
al cuore del Cantico: il vuoto stesso. Il Cantico è vuoto. Non contiene
niente. Non significa niente. Niente al di là della lettera, una canzone
a due voci in cattiva copia, e tuttavia - rivelazione delle rivelazioni
- immagine pura di Dio in quanto sterminato Nulla trascendente, lontananza
di lontananze, di cui il vuoto, la nudità interna erotica, significata
dal sesso muliebre, è tra le fiamme e la notte del mondo umano un anatomico
bagliore, una porta di desiderio. Per questo, solo per questo, il Cantico
è santo dei santi e Scrittura che brucia le mani.
Nel Cantico la violenza meravigliosamente riposa. Le sue metafore melliflue
sono cresciute in un'oasi attorno alla quale si aggira l'ininterrotto
horror Scripturae della nudité, rovina e vuoto. Nel Cantico la donna è
vista come una città con mura e torri, come un giardino chiuso e una fontana
sigillata, come un esercito a vessilli spiegati, come un gregge di capre,
di pecore, come grano e vino, e profumi. Ha una sua vivida solidità e
nello stesso tempo sembra sembra impregnare di sé città, esercito, ricchezze
e gioielli, l'orizzonte pastorale e i frutteti con alberi di ogni tipo.
Il testo ama il proprio gioco, e indugia nel lento piacere di scoprire
e di coprire nello stesso momento il suo oggetto. Se fosse stato più lungo,
il Cantico sarebbe diventato, da impassibile, doloroso, come un piacere
che oltrepassi il limite umano di sopportarlo. Per esprimere l'Assoluto
in una visione umana gli è bastato questo arco breve. Ma colpisce la somiglianza
delle sue parole coi gradi più alti del silenzio; è una musica cessata
in ogni suo suono, che affiora come pura memoria. Non si può neppure dire,
guardando più profondo, che è un libro breve, compreso tra una Shin e
una Mem che quasi si toccano, come i suoi misteriosi Amanti, perché non
ha veramente prncipio (inizia seguitando), non ha mezzo, non ha fine.
Dio nel Cantico non c'è, eppure Dio lo riempie. È poesia erotica il Cantico,
eppure l'amore umano non ne è che l'ombra sul muro.Dio cerca Dio nel Cantico,
ma Dio non può andare in cerca di se stesso.
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Roberto Paci Dalò, ottobre 2001
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SHIR
di Roberto Paci Dalò
da shir-hashirim
(Cantico dei Cantici)
con Roberto Latini
musica e acustica
Roberto Paci Dalò
voce
ebraica
Alumà Kedar Mieli
luci
Gianni Staropoli
promozione e ufficio stampa
Debora Pietrobono
produzione
Giardini Pensil
Fortebraccio Teatroi
in collaborazione con
Residenza Magliano Sabina
ORF Kunstradio, Vienna
all'interno del progetto
Per antiche vie
Teatro di Roma, CRT MIlano,ETI
regia
Roberto Paci Dalò / Roberto Latini
a
Irene
IL
DIARIO dell'allestimento
Ascolta
esempi dal Cantico dei Cantici interpretati
da cantori delle diverse tradizioni:
Ashkenazita
Esempio (Cantico dei Cantici 2:1-5) eseguito dal cantore Bob Freedman
Sefardita
Esempio (Cantico dei Cantici 1:1-4) eseguito dal cantore Solomon Amzallay
(Marocco)
Maronita
Esempio (Cantico dei Cantici 1:1-4) eseguito da due cantori yemeniti
in Israele
Tutti
gli esempi provengono dal sito di Jay
Curry Treat
Note
sullo sviluppo di SHIR
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