Temporale


uno spettacolo di
Roberto Paci Dalò e Isabella Bordoni

testo di Isabella Bordoni









Pianta immortale
pianta acquatica
pianta anfibia
pianta annuale
pianta eliofila
pianta erbacea
pianta legnosa
pianta bulbosa
pianta ovata
pianta filiforme
pianta destrorsa
pianta sinistrorsa
pianta longidiurna
pianta eterna
pianta monocarpica
pianta sempreverde
pianta perenne
pianta parassita
pianta effimera
pianta rampicante
pianta volubile
pianta del sapone
pianta da candele
pianta del corallo
pianta degli anemoni
pianta della fame
pianta del lungo cammino

pianta del riposo
pianta piede d'oca
pianta pigliamosche
pianta di Sant'Andrea
pianta di Giuda
pianta caduca

pianta caduca.

C'era il tempo e c'era il nome
e c'era il tempo del dare il nome,
fu allora che scoprimmo i contorni
: quando la mano si tinse di giallo
e il ventre di rosso;
solo allora scoprimmo lo sfondo
separando il paesaggio dall'occhio.

Ora
mi rivedo così
come mi sono conosciuta
: è adesso che la pioggia cade
sulla mia memoria in disordine,
come una mano che plana a ferire le mie sette vite.
Fessure!
Attraverso le fessure infine straripare , infine
implorare
la confusione dei vocaboli,
dalle mura della città infine straripare
per contenere lì e altrove
la convivenza e il conflitto tra gli uomini.
Il Sogno
del millennio
sull'Altura
il sogno del buio antico e della luce
- tra le falangi e il capo chino -
scartati il ramo e l'argine, scartati gli alfabeti
oltre la trama regolare delle vie
ma prima di arrivare al colle -
dove la strada si piega a gomito e poi si fa raggiera
- fuori le mura -
accontentarsi di una passione elementare
un pensiero
imperfetto
ma finalmente solitario e fiero.
E in quell'infanzia del pensiero
riconoscere un rumore
/un odore
come unico segnale d'esistenza,
un'improvvisa
vecchiaia e
tutto il tempo è lì
in quel presente che trafora gli occhi e trapassa il cielo il rosario fatto di accennati
pentimenti, di accennate colpe, ma non c'è preghiera qui dacchè non c'è rimorso nè riconoscenza ... soltanto
soltanto una sottile pena - o meglio un turbamento -
e tutto il Tempo è lì
e Quello è
Buio Puro, Pura Luce.
Non lo vedo, poichè lo sguardo è cieco
- e questa cecità mi duole -
ma io so che c'è, lo sento
quando sposta l'aria e passa, l'Uomo
la cui fatica è sazia
: la schiena piegata perchè la fatica umilia,
pensare
io sono stato , io sono.
E in quell'istante
come lui
transitorio
/ eterno,
lui decanta il tempo,
in quell'istante il canto, volo di lancia,
marea.

Oh!
Intuire la misura!
Non voglio la dolcezza no,
(quella che rassicura),
resterò col mio dolore stridulo
all'incrocio dei venti sarò nell'aria ora sudicia ora piena di grazia...
Ascolta pensieri su davanzali sparsi in altri luoghi...
Non voglio la dolcezza
no
vorrei dar risposta ai venti
( vorrei dar risposta ai venti) .
E noi?
Chi sopravviverà per giudicare gli assassini
e che giustizia sarà
quella dell'uomo vivo?
Ci sopravviveranno i templi, le maree, le case, le moschee, gli altari,
i ponti e
forse
resterà nell'aria un'intenzione
: l'intento quotidiano di spartire il vento
in direzioni
eque.

E' passato il giorno sul viso della donna scura,
l'ombra della sera le divide il labbro a metà
la bocca emette richiami simili a latrati
la saliva le impasta le dita e poi
è acqua piovana.
In questa approssimarsi del vuoto che la pervade
vorrebbe inventare uno sguardo eroico, una parola importante.
Saprei dimenticarla, forse smarrirla
per piazze e segmenti di parole
ma non cesserò di comporre - striscia a striscia-
arcobaleni di juta tra le sue braccia e i miei bisbigli.

Popolo di mercanti dalle mani sudice e il cuore bucherellato.
Dal centro della piazza trasuda dai pori la lusinga ma dal perimetro del quadrato si
dispone alla miseria e grida, grida, finchè la voce si spezza per l'usura dei
significati.
In ogni giorno di mercato si gonfia il petto per l'urina e i profumi, tra spezie d'Oriente ed agrumi la sete arsa.Tra grida di uomini adirati dita come aquile barattano parsimonia e stupore.

Lasciami dissotterrare le lune e dal pozzo risalire alla sete,
lascia che sia notte e nella notte
intuire le tenebre
e nel giorno
intuire la luce
a dismisura!
Posa l'arma il sasso il coltello il fucile e poi scorra dal dente d'oro
la saliva che abbonda
giù
dalle labbra all'erba
ma prima -prima- sulla nuca dei figli.
Il tempo dei ghiacciai e dopo -finalmente- tornare fiume,
fiume, fiume,
fiume,
torrente, fonte, acqua che bagna e lava.
Non resistere allo stupore dell'argilla quando l'onda la disseta!

E' tornato a galla il bambino scomparso,
è fatto di strisce verdi e viola
: ha lasciato la bicicletta sul ponte ha detto adesso volo e volare ancora
lo consola.
Non è nelle ampie navate,
lui è nella candida notte.
Ha deciso di disporsi a questa media quota, alla stessa altezza dei voli radenti delle
aquile...
avrà la sua pace
nel sapere che chiunque può raggiungerlo.

Popolo di nomadi
tra le tende aspre la grande Casa circolare.
Popolo di nomadi, cosce languide bagnano letti nuziali...
nessun tradimento, nessun agguato.
Carne della mia carne...
La bocca del fucile preme sul petto
non è vendetta questa nŽ paura la mia,
la tua pena sazierà la storia
- petali di sabbia per l'eucarestia -.

Sette montagne si dividono l'ombra di due giornate intere
un solo fiume le prende con sŽ e sale alla luce.
Oriente e Occidente, il confine è lì, luogo disperso in frammenti e
lì si dispone
a mostrare la pena.
Due pietre sono tese, minima forza, minima distanza si arrotonda intorno alla terra.
Sotterranei fiumi di parole, duemilatrecento voci in mormorio...
Albero della vita al vento dei numeri
:
4 fiumi sgorgano da un pozzo d'acqua fresca
70 le Nazioni
70 le Lingue
4 le porte della città
288 scintille si mescolano ai gusci dei vasi spezzati,
altare fatto di pietre mai toccate dal ferro
pietre intere, pietre intatte,
pietre mai toccate dal ferro.

C'era il tempo e c'era il nome
e c'era il tempo del dare il nome
/
e nei periodi di siccità, quando la terra conosce l'attesa
allora la terra bianca salina, la terra nera fertile,
contempla l'adunanza degli astri
e i venti che portano l'inverno
e i venti che portano l'estate
gli astri -loro- vedono, loro sanno!
Dopo le grandi maree, dai fondi melmosi tornano a galla le parole dimenticate degli
uomini e la lingua batte sul palato e il discorso scorre e c'è acqua lungo le
pareti rocciose.
Nelle mani scorre il tempo liquido del sangue, il tempo solido dell'arenaria, il tempo
del Sogno e quello delle Cose Vere.
Il tempo che trafigge
e incanta.
Riempire il vaso / spaccare il vaso
nient'altro che amore questo tempo deserto e pieno di luce.

Sono immobile da molto tempo...

più nessun custode per questa casa.

Popolo di pescatori
mani a forma di conchiglia e nelle mani il canto e la minaccia.
Le pietre nell'acqua sono simili a rosari sgranati tra le dita quando l'acqua scorre e le sponde non si muovono. E' quando il mare si allarga che si annega la distanza e la misura
ma più in là, oltre la muraglia, oltre le ciglia, si aprono gli stati, le nazioni.
Loro cercano pietre di fiume ma nel fiume scorrono già il sangue e l'offesa.
Il tempo oltrepassa la memoria
ora
che la riva è confine
ora
che l'acqua è filo spinato
le mani -a conchiglia- rimandano l'eco
dei colpi
rosario
preghiera infeconda dei pesci.
Pesci d'acqua dolce, pesci d'acqua salata
risalgono il dorso del mare, la curva del fiume,
il vocio delle coste si appoggia alle onde,
disposte in superfice le alghe
avvolgono il tempo che pesca con le mani dell'uomo.

Cerco il tempo, mi libero dal tempo,
corrente senza confini, silenziona - osa il rumore del ricordo! -
oh, il respiro dell'Oceano
oh, le grotte nere - ere di fango le sponde -
oh, i gioielli, le tombe dei guerrieri - eri quel canto che risplende sulle rovine
antiche,
girasole che grida nella notte dei delitti
eri quel canto che divide a metà
il gheriglio della noce,
quel canto che sopravvive,
una parola, un canto!





TEMPORALE
l'apparenza . il ritorno
dedicato alla Città di Gerusalemme e ai Rotoli del Mar Morto
© 1989 Isabella Bordoni / Giardini Pensili. Tutti i diritti riservati


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