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Bleger News
Marionette ed Asini
di Stefano Ippolito
L'AIDS rivela l'opposizione tra il mondo e l'individuo.
Ed Ë innanzitutto nel nostro corpo, in modo cieco, che cogliamo
l'ostilitý di un mondo. Una buona parte di questa percezione
non raggiunge la coscienza e non si manifesta neppure sul
pinao emozionale. E' la pura oggettivitý che raggiunge
ciascuno nel suo corpo.
Nelle mani della medicina. Paziente. Isolamento. Controllo.
Sorveglianza. Il soggetto prima si dibatte ma poi si batte per
riconquistare sÈ stesso di fronte all'amministrazione; per
lui Ë questa la morbosita'. Il dubbio non Ë pi˜ prmesso e
la storia della sua riconquista fa apparire l'organizzazione
di un mondo ben peggiore e ben pi˜ strutturato di quanto lo
si supponesse. La morbositý sono loro! Anche se il vostro
corpo prosegue nel processo degenerativo.
Vi racconto una storia, una storia «banale», che Ë una
grande storia: l'amica e compagna AndrÈa viene a sapere di
essere malata nel 1985. Dopo ripetute ospedalizzazioni la sua
coscienza Ë lucida come determinata Ë la sua volontý. La
volontý Ë una forza che cresce con l'esperienza, Ë un potere.
Nell'ottobre del '90 le propongono un trattamento
sperimentale; Ë allora che mette in atto la decisione presa
ormai da tempo: rompere radicalmente con l'ambiente
ospedaliero e medico, e ciÚ per riservarsi il diritto di
decidere della propria fine.
La sua vita era lÏ , nel riconoscimento della sua morte. La
paura e l'angoscia si allontanano con il suo distacco.
Scrive, tra l'altro, una lettera alle infermiere. Ha fatto la
sua scelta. ritorna dai suoi amici per cercarvi una complicitý
riguardo alla sua battaglia, non riguardo alla malattia.
Lettera alle infermiere:
Tutto il cinismo in quei fogli da firmare, in una sfilza di
30 pagine, che non mi hanno nemmeno fatto leggere, nello stile
sibillino: "ho la facoltý di togliere il mio consenso in ogni
momento senza incorrere in alcuna responsabilitý eccetera",
ebbene no.
Al colmo della contraddizione mi si domanda di essere
responsabile della mia irresponsabilitý, sollevando da ogni
responsabilitý sia il laboratorio che l'ospedale, in breve
chiedendomi di essere la cavia informata e consenziente. Ci
mancherebbe pi˜ solo questo. Chi Ë che paga per questi
esperimenti di maniplazione dei miei globuli? Tra l'altro. Le
case farmaceutiche non pagano nulla ( al paziente si intende,
perchÈ a medici e politici sappiamo ), semmai incassano con la
benedizione dello stato e il senso di impotenza complice
dell'Èquipe medica.
L'impotenza ha talmente permeato le menti che nessuno fa pi˜
caso al cinismo di questi laboratori. Solo i malati spesso
intimamente sanno ma preferiscono ancora una volta che venga
data loro l'impressione che si possa fare qualcosa.
E' un'illusione di cui io non ho bisogno.
E voi infermiere, lý dentro ci marciate, nel dare la speranza
ad ogni costo, a qualsiasi prezzo. Poveracce! Non vi si puÚ
nemmeno biasimare; ma in questo modo vi rendete complici di un
corpo medico sclerotico quanto la giustizia e tanto geloso del
suo ruolo!
Voi vorreste quasi rimediare alla disumanitý della medicina
con un'abnegazione illimitata, ma non potrete mai annullare la
distanza sempre pi˜ stridente tra i malati e il modo in cui
sono considerati ( dalla clinica, dai laboratori, dai
ricercatori e dagli operatori a vario titolo a caccia di
sovvenzioni eccetera ).
Sarebbe stato profondamente umano se aveste rilevato in quale
scandaloso conto Ë tenuta la vita umana. E voi ne sapete
qualcosa! Allora tutti sarebbero stati con voi! PerchÈ il
denaro detta legge, ma voi avreste voluto delle motivazioni
qualitativamente diverse da far conoscere.
Prendete questo scritto come dimostrazione diriconoscenza da
parte di qualcuno che preferisce un mese di libertý ad un anno
forse di bombardamento terapeutico in ospedale. Naturalmente
con tutte le conseguenze che ne potranno seguire.
E sappiate che questa mia decisione, in extremis, non Ë stata
presa sotto alcuna influenza perversa. La speranza come la
disperazione sono i lacci della sottomissione. Non agisco da
disperata e neppure per sfida. Solo secondo ragione e saggezza.
Vado a respirare aria pura. Saluto tutta l'Èquipe e la
segreteria.
n'DrÈa.
N'DrÈa, riduzione famigliare e arabizzante di Andrea Doria,
che, a sua volta, potrebbe essere un nome di battaglia, era
attiva nel gruppo clandestino francese che si autodefinisce
"Os Cangaceiros".
Di questo gruppo si s relativamente poco, evidentemente per
volontý dei suoi stessi partecipanti. Ha assai poco in comune
con le formazioni che si sono date alla lotta armata,
soprattutto perchÈ non sembra privilegiare la propaganda con
le armi o, se si preferisce, con l'atto, nÈ la formula della
clandestinitý programmatica, nÈ, infine, forme di
rivendicazionismo armato. Dal nome stesso che si sono scelti,
si puÚ dedurre che si danno soprattutto una connotazione da
"banditi sociali". Ponevano al centro della loro attenzione
quello che viene definito come «proletariato extralegale» e
come nodo ineludibile la pratica della riappropriazione
individuale e collettiva.
N'DrÈa Ë morta vivendo sino alla fine ý bout de souffle,
proprio sino all'ultimo respiro, rispondendo alla tacita e
malefica inimicizia dell'esistente con un'inimicizia di segno
contrario, vivente. Questo il senso della sua vita. Questo mi
piace ricordare e sottolineare. Se racconto la sua storia in
questo contesto non Ë per semplice solidarietý e simpatia, che
comunque esistono entrambe, nÈ per adesione al punto di vista
ideologico suo e dei suoi compagni, ma perchÈ credo che la sua
storia rappresenti un importante tassello nella costruzione
della critica radicale al dominio dell'essere inorganico, il
capitale, sull'essere organico, il vivente. E' all'interno di
questo conflitto che si definisce la pandemia dell'infezione
da HIV.
1) In altri termini ci si sta avviando verso una resa dei conti.
Il corpo, comandato, umiliato, amputato, sta incontrando una
situazione ambientale ed epocale nuova, questa, che annuncia
qualche fine: il non potersi riconciliare con sÈ stesso, in
quel giubilo che il corpo esige, se non abolendo tutti i suoi
nemici.
Nella societý neomoderna Ë questo uno degli essenziali terreni
di scontro, dove la lotta di classe, che pure permane, si
determina come difesa estrema della specie contro il
catastrofismo capitalista. La scommessa Ë ad un punto assai
alto. L'attacco alla medicina ed alla sienza che la informa Ë
un passaggio necessario. L'utopia del capitale, nella sua
impossibilitý di realizzarsi trasformando gli esseri viventi
in mere appendici dell'essere inorganico, tende alla
catastrofe della desertificazione. Coloro che non vedono icÚ
seono degli apocalittici, e, nello stesso percorso, degli
integrati; non di certo coloro che tendono ad una resistenza
umana sempre maggiore costruendo la possibile controffensiva.
2) L'autorganizzazione dei sieropositivi e non in un soggetto
politico e sociale Ë un passo che problematizza e apre
conflitti notevoli: significa sviluppare una critica capace di
innalzare forti difese immunitarie (laddove l'AIDS le
smantella), fisiche, connesse ai corpi, che comprtino
reazioni istitutive agli attacchi del potere costituito:
significa trasformare la volontý di resistenza e liberazione
in un urgenza concreta e necessitý materiale, prima che
ideologica: significa passare all'azione, darsi obiettivi
concreti contro concreti nemici, come la medicina sociale che
spacca i malati in ricchi e poveri, contro il governo e la sua
politica, tutta asservita al mercato, repressiva e
marginalizzante, le strutture ospedaliere pubbliche e private,
le case farmaceutiche, le leggi ambigue...
3) La malattia e la medicina sono legati a rapporti sociali
storicamente determinati. Dunque l'AIDS Ë anche conflitto,
tanto dal punto di vista medico quanto dal punto di vista
sociale.
Non solo, il conflitto Ë anche tra la condizione sociale di
sierpositivo e le strategie terapeutico-repressive delle
istituzioni, anche di quelle gestite dalla sinistra, che con
la collaborazione dei mass media non hanno fatto altro che
cristallizzare la situazione in termini sanitario-criminali.
Uno schema concettuale (che andrebbe descritto pi˜
puntualmente), simile a quello della cultura giuridica che
giustifica l'idea di colpa, di pena e il carcere, o a quello
della psichiatria che legittima la contenzione, sia essa
psicochimica oppure manicomiale e il totalitarismo terapeutico
(Un esempio per tutti: un certo cardinale Fiorenzo Angelini,
ministro della sanitý della cupola vatinesca ha avuto la
sfacciataggine di dichiarare: "chiedo carceri a misura d'uomo,
ospedali a misura d'uomo, comunitý di recupero a misura
d'uomo". Quando vedremo carcei a misura d'uomo o ci correremo
dentro o rivedremo il nostro concetto di uomo o semplicemente
ci suicideremo. Il prestigioso cardinale ci vuole carcerare,
ospedalizzare, comunitizzare e recuperare tutti. A misura
d'uomo. Lui ovviamente non c'entra. A misura di ometto, al
massimo).
4) Non basta pi˜ essere consapevoli degli agenti nocivi alla
vita. In questa societý la distruttivitý Ë scontata, parte
integrante dell'ideologia dominante, che vive della
solidarietý che si stabilisce tra la rappresentazione
catastrofica e quella boriosamente ottimistica del Nuovo
Ordine Mondiale. La ribellione chiara e con solide radici Ë
una terra sommersa.
La strategia di resistenza vitale e di reazione non puÚ essere
delegata ad esperti quali che siano. Un programma di
prevenzione non puÚ essere pianificato e ordinato a priori,
prescidendo dall'interazione col campo, a meno di essere
totalmente inefficace.
Con ciÚ non intendo negare l'importanza di informazione ed
interventi che siano chiari, schietti, pragmatici, senza
moralismi e bidirezionali. E si; perchË l'informazione
unidirezionale, quella a senso unico da informatore ad
informato, o Ë troppo generica o parla un linguaggio estraneo
al referente. Comunque, non coinvolge i comportamenti tanto da
essere efficace. E stabilire poi possibili relazioni tra di loro.
Assistiamo invece ad investimenti di miliardi per programmi di
informazione unidirezionale (e ad un costante aumento del
costo dei preservativi).
5) E veniamo ai fumosi corsi di formazione, incontri formativi
ed educativi, opuscoli e spot spesso truffaldinamente neppure
realizzati, nonostante gli stanziamenti, attraverso questi
viene diffusa un'immagine dell'AIDS esorcizzato nel diverso,
estratto ed astratto dal contesto sociopolitico che ne
alimenta la diffusione.
Si puÚ dire - senza essere neppure troppo polemici, giacchÈ di
questi tempi la cronaca giudiziaria toglie mordente alla
tradizionale denuncia del "regime della forchetta",
verificandolo giorno per giorno con ripetitiviý un po'
stucchevole - che questo tipo di prevenzione o Ë mera
speculazione direttamente asservita ai racket politici e
sanitari in campo, oppure Ë totalmente inefficace rispetto al
suo asserito intento.
6) GiacchÈ l'infezione HIV si propaga attraverso il sangue e i
contatti sessuali, per mezzo della paura e della minaccia, si
possono ricostruire dei comportamenti autodefinitasi morali.
Lo schema concettuale viene rovesciato: non sono pi˜ il
proibizionismo e la gonfiatura artificiale del mercato delle
droghe a condizionare pesantemente la condotta dei
tossicodipendenti, anche dal punto di vista igienico, non Ëpi˜
la forte riprevazione ideologica, religiosa e sociale a
determinare lo stress ed il comportamento semiclandestino
degli omosessuali e anche di coloro che, eterosessuali, si
azzardano a muoversi al di fuori del rapporto di coppia. No.
Nello stravolgimento interpretativo fornito sono i
tossicodipendenti, gli omosessuali, gli eterosessuali
fornicatori ad andarsi a cercare le rogne, ad essere causa non
soltanto del loro male, ma addirittura dell'infezione sociale.
La quale, dato che in buona parte rimane inspiegata, consente
perciÚ quasi tutte le interpretazioni e le proposte di
ipotetiche soluzioni.
Alcuni giungono, nel loro delirio, a
vedervi una sorte di maledizione divina verso comprtamenti
trasgressivi o immorali, associazioni religiose o laiche
trovano lo spunto per additare le condotte cosiddette anomale
come causa princiaple dell'infezione e rafforzare quindi la
loro pretesa autoritý morale e sociale! Inoltre non solo
l'industria farmaceutica vi specula sopra e il corpo medico
spesso effettua sperimentazioni a rischio nel e sul "corpore
vili" dell'infettato, ma le stesse organizzazioni di
autodifesa dei sieropositivi non trovano di meglio che
proporre "soluzioni preventive", come per esempio l'uso
generalizzato del preservativo nei rapporti sessuali. E'
questa, l'accettazione pi˜ supina, mascherata a volte da un
velo progressista, delle realtý peggiori dell'esistente. La
vita dentro un preservativo, come sotto un rifugio, Ë
sostanzialmente una sopravvivenza obbligata, ma certo non Ë
vita. Ne Ë la sua menzogna, semmai.
7) Va da sÈ che una persona contagiata puÚ e deve prendere
tutte le possibili precauzioni, cosi' come possono farlo tutte
le persone che non vogliono venire colpite dall'infezione.
Va da sÈ che sono necessarie informazioni e mezzi per rendere
praticabile ogni precauzione. Ma non si deve e non ci si puÚ
appiattire sulle "soluzioni pratiche" per ridurne gli effetti
(come nessuna guerra Ë stata mai vinta dal chiuso dei
rifiuti, senza pensiero strategico e senza contrasto attivo).
Pena il soccombere. Il vero rovesciamento di prospettiva sta
nel combattere le cause storiche, culturali e sociali della
malattia, nel liberarsene, e non certo nell'accettarle.
8) Persino Luc Montaigner, lo scopritore francese del
retrovirus HIV, ha dovuto affermare che l'esistenza dell'HIV
"in natura" va fatta risalire ad un tempo imprecisato,
probabilmente a molti secoli fa. Esisteva, ma non si era
manifestato nelle forme che oggi conosciamo. Montaigner, in
una tardiva ricerca dell'onestý intellettuale perduta ( tra
gli scienzati, quale che sia il campo di applicazione, non ne
salva nessuno, tranne i disertori attivi ), tenta di
ricostruire una spiegazione accettabile per l'insorgenza ed il
manifestarsi del contagio: condizioni sociali mutate,
debolezze psicologiche da stress determinate dall'attuale vita
corrente, pessime situazioni igieniche, sanitari ed alimentari
in alcuni settori dei paesi "sviluppati" (un esempio per
tutti: i tossicomani, per motivi evidenti, dovuti alla
repressione e al probizionismo, spesso conducono un'esistenza
di livello inferiore alla media richiesta dalla sopravvivenza
in un sistema capitalista avanzato) e di vaste aree dei
paesi "non sviluppati" e infine il previo intento e peso della
medicina e della farmacologia.
Persino Robert Gallo, lo scopritore americano del retrovirus
HTLV-III o HIV scrive su "Le Scienze" n. 223 nel marzo del
1987 che "negli ultimi due decenni uno dei maggiori vanti
della medicina Ë stata la vittoria sulle malattie infettive,
perlomeno nei paesi industrialmente avanzati. L'avvento dei
retrovirus, con la capacitý di provocare una malattia
straordinariamente complessa e devastante, ha messo in luce la
scarsa fondatezza di quanto la natura non venga mai veramente
conquistata. I retrovirus umani e la loro complessa
interazione con le cellule del nostro organismo, sono una
dimostrazione di questa realtý. In effetti, forse, la vittoria
sulla natura non Ë che la metafora sbagliata per descrivere il
nostro rapporto con la natura, la quale non solo ci circonda,
ma nel senso pi˜ profondo fa parte di noi". Come ad ammettere,
proprio lui, che la medicina Ë una burocrazia che nasconda la
propria ignoranza come un segreto di stato.
CiÚ che nÈ l'uno nÈ l'altro dicono Ë che l'insieme delle
condizioni sociali, l'insieme mondo, ha una valenza pi˜
rilevante, ed assai, della somma delle sue parti. Nessuno puÚ
separare ciÚ che la societý esistente, la societý del
capitale, ha giý indissolubilmetne unito con un gioco di
interferenze e rimandi continui. Qui sta la miseria di
qualsiasi medicina "alternativa", qui casca l'asino, qui si
vede dove sta l'asino (ed io sto dalla parte dell'asino,
irriducibile rivendicatore delle sue esigenze, considerato
volgarmente stupido perchÈ intelligente a suo modo come
difensore della realtý asinina).
9) Il personaggio di Pinocchio Ë il fantasma degli scienziati
e delle biotecnologie: un assemblaggio di elementi articolati,
pi˜ un'anima. Alcuni d'indole "spiritualistica" sono
dell'avviso che quest'anima gli Ë stata apportata un giorno
dalla Fata Turchina e che forse si separerý dal suo supporto
materiale alla fine della carriera. I pi˜ numerosi, piuttosto
"materialisti", pensano che sia scaturita non si sa come,
dalla complessitý dei meccanismi inventati da Geppetto.
Entrambi, comunque, concordano sul concetto essenziale:
Pinocchio, l'oggetto vivente Ë una marionetta. Nella societý
neomoderna, che ha generato l'AIDS, convivono in dialettica
competizione i partigiani di Geppetto e quelli della Fata
Turchina. Una lotta in cui ciascuno tira dalla sua parte
Pinocchio, per le sue membra di legno o per il suo spirito
immateriale, gli inietta veleni per salvargli l'anima, lo
confessa o lo manipola. Gli uni hanno ottenuto grandi vittorie
mostrando che certe lesioni organiche comportavano disturbi
mentali e comportamentali. Gli altri hanno riguadagnato un po'
del terreno perso, provando che i cattivi sentimenti
allungavano il naso e le orecchie di Pinocchio, modificavano
l'aspetto e la lunghezza della sua coda.
Queste gravi questioni, riguardanti l'anima dei burattini e il
sesso dei suoi angeli, agitano ancora i convegni.
La coerenza vivente e al sua connessione col mondo si Ë persa
con l'ideologia marionettista e l'elevazione dell'anima ha
comportato, come la morte stessa, la decomposizione del corpo.
L'AIDS cammina con la societý, con il capitale, con i
sacerdoti medici, con la spettacolarizzazione di sÈ. Siamo noi
a doverci rifiutare di camminare con loro.
C'Ë del marcio nel regno di Disneyland!
L'amica e compagna n'DrÈa, come molte/i altre, ha vissuto
combattendo contro e per altro da ciÚ. Anche per noi soltanto
una risoluzione limpida di amletici dubbi ( essere o meno ),
di incertezze paralizzanti, di neutralitý complici, che ci
permette di riscattare la vita della glaciazione, non senza
salvara, ancora una volta, il mondo.
Una volta affrontati e chiariti questi punti fondamentali, e
nelle loro proiezioni sul futuro noi potremo affrontare
onestamente e con qualche successo anche tattiche di
profilassi, di "riduzione del rischio", di metadone
nell'ambito della prevenzione HIV e quant'altro.
Ma non esistono marionette (e comunque preferisco gli asini).
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