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Roberto Paci dalò
IN TWO WORLDS

Attivo da anni in quei settori felicemente interrogativi in cui le arti si contaminano fino a rinascere in un altro, Roberto Paci Dalò trae il nome per il suo album da una vecchia dedica a lui rivolta da un estimatore come John Cage, un padrino, se così possiamo considerarlo, che non passa certamente inosservato. Paci Dalò non è comunque un esordiente; vanta collaborazioni in ambiti molto distanti con nomi di primissimo piano, da Philip Jeck al compianto Tom Cora, da Terry Riley a Fred Frith. "In Two Worlds"
lo trova alle prese con l'accostamento di elementi elettronici e acustico-elettrici in una sorta di progressione (il)logica: l'album parte con Elie, traccia di natura neominimalista per pure pulsazioni elettroniche, e si dipana a seguire con l'ottima Code, in cui compaiono brillanti intrusioni acustiche di violoncello, e poi con le sfasature e gli sgretolamenti sonici di Files, nata dalle riduzioni a file digitale dei lavori presentati all'interno del Festival Netdays 2002 di Bruxelles, fino terminare nell'incontro tra un violoncello malinconicamente aspro e sub-mersioni elettroniche. Un lavoro molto intrigante e coinvolgente, non distante dalle operazioni di Roden e Ikeda, ai cui fan potrebbe interessare parecchio. (7/8).

Stefano I. Bianchi, Blow Up, settembre 2004