0.3 Apollo e Dioniso, coro

L'arte dionisiaca solitamente esercita sulla facoltà artistica apollinea due azioni diverse: la musica eccita ad una visione simbolica dell'universalità dionisiaca; la musica eleva l'universalità simbolica alla sua suprema significazione. Ma il lavoro di Apollo garantisce, deve garantire una strategia del bello.

Ma tutto questo non può partire solamente da una nozione teorica.
La parola deve farsi carne, per consentire un processo di tipo catartico. Per attraversare questi stati diversi, per generare la visione combinata apollinea e dionisiaca che Euripide ha tentato di distruggere (quasi riuscendoci se non fosse per la forza immensa del mito) con il suo lavoro. Capitolando però proprio alla fine.

Si deve concepire la tragedia greca come il coro dionisiaco che sfocia sempre di continuo in un mondo di immagini apollinee.
L'unica "realtà" è appunto il coro, che crea dal suo seno la visione e di questa parla con tutto il simbolismo della danza, della musica e della parola.

E Baccanti agisce in un contesto di continuo contrasto stilistico: da un lato nella lirica dionisiaca del coro, dall'altro nel mondo apollineo del sogno, linguaggio e colore, movimento e dinamica del discorso appaiono come sfere d'espressione completamente distinte.

L'approccio con la tragedia è un approccio a tutto tondo per cui il testo originale è uno dei testi possibili e la sua importanza è più legata alla possibilità attraverso di esso di creare un campo di energia di intesa comune nel quale si agitano pensieri e reazioni inconcilianti, non risolutivi, ma positivi nel loro desiderio di costruire uno stato d'animo che dia importanza alla cosa più eccezionale che continuiamo ad avere a disposizione.