Roberto Paci Dalò / Giardini Pensili
Metamorfosi
uno spettacolo di Roberto Paci Dalò
con Anna Bonaiuto
Roma
Palazzo delle civiltà italiana EUR
16 febbraio 2001
01. ANTEFATTO
Lemma: metamorfosi
Fonetica: [me-ta-mòr-fo-Si]
Etimologia: Dal gr. metamórpho¯sis, deriv. di metamorphôun 'trasformare', comp.
di metá, che indica trasformazione, e morphé 'forma'
Definizione: s. f.
1 nella mitologia greco-romana e nella letteratura fiabesca, la trasformazione
soprannaturale di un essere in un altro di natura diversa: la metamorfosi di
Dafne in alloro
2 (fig.) mutamento, cambiamento: le sue idee hanno subito una profonda metamorfosi
3 (biol.) la serie dei mutamenti di forma e di struttura cui vanno soggetti
molti animali (p. e. gli insetti, gli anellidi) prima di giungere allo sviluppo
completo | modificazione di un organo vegetale (p. e. una radice) dovuta a un
processo di adattamento all'ambiente o a un cambiamento di funzione.
Il progetto è creato appositamente, e come evento unico di teatro-musica,
per la presentazione del concorso del Museo Nazionale dell'Audiovisivo nella
sua futura collocazione presso il Palazzo delle civiltà italiana di Roma
EUR. Viene creato un dispositivo (teatrale e musicale, visivo e acustico) che
fa tesoro della straordinaria architettura dell'edificio e che prefigura la
natura multimediale del museo. Gli interventi scenotecnici sono costituiti unicamente
da elementi immateriali: luce, proiezioni, suono. Nulla è aggiunto alla struttura
del luogo in modo da enfatizzarne le particolarità.
Tra gli scopi dello spettacolo: la messa in rilievo dell'architettura dell'edificio
e la creazione di una sorta di prototipo tecnologico temporaneo in grado di
far intuire al pubblico e visitatori a quale livello tecnologico, artistico
e museale il MAV lavorerà.
METAMORFOSI è un pezzo di teatro-musica per attrice, live electronics, live
video che si colloca in un percorso di spettacolo tecnologico che già
nel Cinquecento trova le sue prime presentazioni grazie a coloro che hanno saputo
creare con strumenti ottici e acustici forme e rappresentazioni di mondi reali
e immaginari. Dalla camera oscura, passando per la lanterna magica fino ad arrivare
al cinema, si ha ora un ulteriore sviluppo che espande la magia visiva meccanica
nel mondo del digitale del XXI secolo. Ma dove qui il video usato esclusivamente
nella videoproiezione creata in diretta a definire in questo modo un particolarissimo
"cinema dal vivo" che guarda - e si pone come sviluppo dei giorni nostri - al
precinema.
La stessa tecnologia digitale permette anche la creazione di "ambienti acustici".
Paesaggi sonori che circondano il pubblico con voci e suoni in continuo movimento
ponendo lo spettatore al centro di mondo dell'ascolto dove realtà e finzione
sono profondamente intrecciate. Un lavoro sullo spazio - grazie all'uso della
percezione visiva - e sul tempo attraverso l'uso drammaturgico del suono. Allo
stesso tempo e ineviabilmente sulla memoria e la storia.
Tra le figure di riferimento del passato, affinché la creazione contemporanea
attraverso le tecnologie digitali non sia semplicemente esercizio di stile,
appare nel progetto un personaggio come il gesuita Athanasius Kircher (1601-1680).
Kircher giunge fortuitamente, accolto con tutti gli onori, a Roma nel 1633.
È nominato direttore del Collegio Romano e creatore del museo che prenderà il
suo nome. Kircher viene festeggiato con una grande mostra a Roma proprio nel
2001 in un gioco di coincidenze preziose. L'opera di Kircher è, in assoluto,
l'aspetto più appariscente della cultura scientifica seicentesca, storicamente
più fertile delle accademie galileiana e newtoniana proprio perché si svolge
in un eccesso di meraviglia che crede al miracolo perché ne intuisce l'amplificato
meccanismo e non crede alla scienza tanto da farne una religione, rispetto ai
filosofi credenti che fanno della scienza una religione (Brusatin, L'arte della
meraviglia)
Le macchine ottiche di Kircher dovevano avere, presso il grosso pubblico un
ruolo, oltre che teatrale, apologetico. Ed è in questo spirito che Kircher doveva
produrre davanti a stuoli di fedeli stupefatti, ma anche divertiti, spettacoli
incredibil come quando, con uno specchio cilindrico, proietta in aria l'immagine
di Gesù che ascende ai cieli, oppure servendosi di uno specchio concavo, di
una lente iperbolica e della luce di una candela, proietta su un muro l'immagine
del demonio.
(M.G. Ianniello, Kircher e l'Ars Magna Lucis et Umbrae)
Metamorfosi I
Costruire per mezzo di specchi piani una macchina catottrica in modo che l'uomo,
guardando nello specchio, al posto di un volto umano sembri presentare il volto
di un asino, di un bue, di un cervo, di uno sparviero o di simili animali
(Kircher, Ars Magna Lucis et Umbrae, 1671)
L'utilizzo delle tecnologie video gioca con la tecnologia della 'camera oscura'
seicentesca. Dal diario di un cartografo dell'epoca: "ti porterò in casa notizie
piacevoli; non diversamente in una camera buia l'azione del sole attraverso
un vetro fa vedere tutto ciò che accade all'esterno (benché rovesciato)". E
ancora: "Ho in casa mia l'altro strumento di Drebbel, che produce meravigliosi
effetti di immagini riflesse in una camera buia. Non mi è possibile descriverne
la bellezza a parole: ogni pittura è morta in confronto, perché qui è la vita
stessa, o qualcosa di ancora più mobile, se soltanto non mancassero le parole.
La figura, il contorno e i movimenti vi si fondono con naturalezza, in un modo
assolutamente piacevole" E così che la camera oscura viene, in METAMORFOSI "ricreata"
attraverso l'utilizzo delle tecnologie digitali. Un ponte tra il XVII secolo
e i nostri giorni. E "Descriptio" è uno dei termini più usati per designare
l'attività cartografica: i cartografi e i loro editori erano chiamati infatti
"descrittori del mondo".
Il suono gioca un ruolo importantissimo nel progetto. I suoni esplorano e fanno
risaltare lo spazio acustico dell'edificio abitato dalle tante voci. Suoni costituiti
in parte da elettronica con frequenze "anomale" estremamente gravi - al limite
del subliminale - e sovracute (ultrasuoni). Suoni distribuiti grazie a un ambiente
acustico multicanale in sala - i suoni si muovono così incessantemente attorno
al pubblico - controllato via computer. Insieme all'elettronica, una parte dei
suoni utilizzati proviene dagli archivi della Discoteca di Stato. Rare registrazioni
di voci sono state selezionate e campionate in modo da contribuire alla realizzazione
dell'ambiente acustico del progetto. Il pubblico si trova così immerso nei suoni,
in una foresta che è l'immagine invisibile del palazzo. Un'immagine fatta non
solo di spazio ma anche di tempo. Un cuore pulsante di immagini, suoni e parole
dove tra modernità e arcaicità la voce sola diviene coro e si muove nello spazio.
Altro riferimento 'obbligato' è Giorgio de Chirico. Praticamente tutta la sua
opera è molto vicina allo spirito di METAMORFOSI. Suoi lavori sono presi ad
esempio e ripensati come riferimento per il clima dello spettacolo.
02. LO SPETTACOLO E IL DISPOSITIVO TECNOLOGICO
In METAMORFOSI abbiamo allora la voce di Anna Bonaiuto muoversi attraverso una
foresta di voci altre (in parte provenienti da un lavoro di ricerca all'interno
degli archivi della Discoteca di Stato). Voci di sconosciuti, immagini di luoghi
"secondari', micro-eventi, documenti storici dove non appaiono voci celebri.
Un lavoro sul dettaglio che viene riportato in vita ed elaborato drammaturgicamente
sfruttando in particolare l'edificio stesso che conterrà il futuro museo e l'infrastruttura
tecnologica (in particolare legata a suono, luce e reti) che sarà asse portante
delle attività del museo. I movimenti di Anna Bonaiuto sono catturati da telecamere
che attraverso l'utilizzo dei software interattivi sviluppati dall'autore presso
la Fondazione STEIM (Amsterdam) permette l'elaborazione in tempo reale dell'immagine
che viene riproiettata su grande formato - internamente ed esternamente sulla
facciata dell'edificio - creando una 'videoarte in diretta' fruibile dal pubblico.
Lo spazio scenico diventa un tutt'uno con l'inteprete ed essa stessa con le
sue immagini e le sue ombre digitali e acustiche alternando materiali preregistrati
a riprese effettuate in tempo reale all'interno dello spettacolo. Metamorfosi
digitali e analogiche. Il volto è riproiettato su grande formato trasformandosi
via via in altri volti, animali, luoghi, paesaggi grazie alle tecnologie digitali
attraverso un'elaborata computer graphic creata in diretta.
L'architettura dell'intero edificio viene usata nello spettacolo con materiali
girati nella pre-produzione e facendo così agire Anna Bonaiuto in più luoghi
contemporaneamente. Il pubblico ha modo così di visitare con lo sguardo luoghi
segreti di questo edificio. Le micro-azioni, i gesti, le mani, sono visibili
al pubblico all'interno e all'esterno del palazzo trasformando l'edificio in
un unico luogo di performance materiale e immateriale e creando una performance
di grande impatto e suggestione. Il Palazzo della civiltà italiana all'EUR è
luogo trascendentale e metafisico assoluto.
Per la prima volta questo spazio è aperto a tutti lanciando la possibilità di
creazione di una identità. Il luogo che contiene le voci e i volti di tante
persone ognuna delle quali (nel suo essere sconosciuta) importante e determinante
per lo sviluppo dello spettacolo. E dove della scritta che appare sulla facciata
viene enfatizzata - quasi come una parola guida - proprio 'trasmigratori'. L'intero
piano terra dell'edificio e il suo esterno risuona attraverso un elaborato ambiente
acustico e visivo (con videoproiezioni su grande formato) controllato via computer
da una sofisticata regia che gestisce suoni e immagini in diretta. Anche la
regia fa parte dello spettacolo per cui è visibile dal pubblico e anch'essa
parte della drammaturgia dell'evento. La scenografia è quindi totalmente digitale
per trasformare la scena un un¹unica macchina reattiva alle varie situazioni
drammaturgiche sviluppate.
i materiali
A. immagini:
01. volto e corpo dell'interprete
02. immagini del mondo animale e vegetale
03. area EUR (materiali d'archivio e riprese effettuate appositamente)
B. suoni:
01. voci
02. soundscapes
03. elettronica
C. testi:
01. Euripide
02. Gabriele Frasca
03. Francesco Redi
tutte le notti uguali. in
modo uguale. in ogni modo uguali. vanno. appena accolte. colte della stessa
lena. lo stesso furto. vanno. non c'è male che fermi. non c'è peggio. solo tale
e quale e così via. la stessa pena di colpe intatte. per l'unica scena tratta.
o contratta. e in ogni modo uguale. eppure ancora porta. asporta. a volte. a
pezzi. a brani. la memoria. un volto. voci disperse. in orbite raccolte. questo
resta dei persi. ed è già molto. se il tempo oscilla. in piccole rivolte. dove
chi è andato non è ancora assolto chiuso. si chiude. il giorno sfuma. spegne
la testa un niente. quel niente. quel poco con cui si disse. chiuso. resta un
fioco chiarore. pallido. un fastidio. insegne di affezioni confuse. appelli.
sveglie. finché l'orecchio addestra un tonfo roco che va e ritorna. poi. finito
il gioco. anche il cuore rispetta le consegne. non c'è silenzio qui che non
ripopoli. di andati mai per sempre rifiniti. se il gesti d'ogni prima. in ogni
dopo è rimorso. o rumore. o solo liti residue. sulle quali. estratto il proprio.
si tracciano sentieri ribaditi
(Gabriele Frasca, da Lime, Einaudi 1995)
Nel mondo mitico della rappresentazione, dell'ombra, dell'origine delle immagini.
Penteo interroga lo straniero lidio su quel dio di cui il giovane si proclama
missionario, la sua domanda traccia una linea di demarcazione netta tra forme
contrapposte della visione: quella illusoria, irreale di colui che dorme e sogna;
quella autentica, irrecusabile, dell'uomo sveglio, lucido, con gli occhi spalancati.
"Questo dio - domanda - l'hai visto di notte [cioè in sogno] o con i tuoi propri
occhi?" Horon horonta, risponde lo straniero: "vedendolo nell'atto di vedermi".
Nessun altro testo comporta con un'insistenza paragonabile, e che si potrebbe
dire quasi ossessiva, una tale profusione del vocabolario del vedere, del visibile
e della trasformazione In verità credo di vedere due soli e due città di Tebe,
la città dalle sette porte. Sembri un toro tu che mi conduci e sul tuo capo
sono spuntate delle corna? Me prima eri una bestia, tu? Ora, infatti, sei diventato
un toro. Manifestati sotto forma di toro o di serpente dalle molte teste o fiammeggiante
leone.
(Euripide, Baccanti)
03. INTERNET, WEBCASTING, INTERATTIVITA'
Internet è usato per lavorare su siti che raccolgono on-line i testi completi
della tragedia e che permettono straordinari accessi alla scrittura drammatica
attraverso ipertesti che utilizzano contemporaneamente più lingue e consentono
analisi comparate impossibili su questa scala e con questa complessità a farsi
e persino a concepirsi fino a poco tempo fa. Una caratteristica del progetto
consiste nel suo essere assolutamente arcaico in fondo e di mostrare come l¹arcaicità
sia però legata nel profondo ad un¹idea di sviluppo e modernità. Essere filologi
realizzando il tradimento totale e consapevole. Avvicinarsi mentre pare di allontanarsi.
Oltre alla perlustrazione di siti inerenti, Internet è anche usato per il webcasting
dell'intera giornata. Il sito può essere preparato - dati anche i tempi di realizzazione
- come piccolo ma esemplificativo prototipo del futuro sito del MAV. Nella sua
forma ³classica² - poiché esiste già una ³classicità dello spazio elettronico²
- il lavoro procede attraverso la costruzione di una home page [di un sito internet]
in-progress del lavoro. Nella home page sono collocati file di testo, immagini,
file audio e ogni altro tipo di materiali ipertestuali che possono contribuire
alla costruzione del lavoro. La pagina è continuamente modificata permettendo
così di seguire il lavoro in tempo reale anche a distanza.
Questa pagina consente a tutti coloro che si collegano di essere presenti ³al
centro² dello stato delle cose. Di essere continuamente aggiornati e di contribuire
sulla base di dati comuni all¹approfondimento del lavoro. Gradualmente la pagina,
il sito, diventa un progetto parallelo nello spazio elettronico. Non tanto la
versione on-line di uno spettacolo ma piuttosto il luogo in cui tutte le suggestioni,
i riferimenti, i sottotesti possono emergere nella loro complessità e diramazione.
Questo è proprio il Teatro: la grande macchina mnemonica che conosciamo e amiamo.
La costruzione del luogo ipertestuale che motiva il nostro lavoro.
È possibile trasmettere lo spettacolo in diretta su Internet con alcune webcam
(cfr. le telecamere robotizzate Canon controllabili dall'utente via rete già
in uso a cura del comune di Roma nell'area dei Fori imperiali) che permettono
di collegarsi all'evento via Internet e di seguire lo svolgimento della performance
scegliendo le cose che più interessano. Ad esempio guardando ed ascoltando l'interprete
e ricomponendo i materiali dello spettacolo.
04. ADDENDUM BERLINESE
Ai materiali utilizzati come riferimenti per il progetto va aggiunta una piccola
fotografia riprodotta in quarta di copertina del volume Bucklicht Männlein und
Engel der Geschichte pubblicato dal Werkbund-Archiv in collaborazione con il
Museums-Pädagogischen Dienst (MD) in occasione della mostra dedicata a Walter
Benjamin presso il Martin-Gropius-Bau di Berlino nel 1990. Nell'immagine si
vede la sala di una biblioteca con tre uomini che consultano libri. La particolarità
è data dal fatto che il tetto della sala è inesistente a causa di bombardamenti
e il pavimento della sala è sommerso da macerie e detriti. I tre uomini indossano
cappotti e cappelli a ripararli dal freddo invernale. Il luogo è molto probabilmente
Berlino. Questa immagine fa pensare a un luogo speciale che da un lato custodisce
il sapere e dall'altro è aperto, accessibile, destinato a divenire luogo di
luoghi, campo aperto per infinite possibilità e attraversamenti. Luogo nato
nella tragedia ma che da lì prende forza - trascendendola - proprio passando
da piccole azioni quotidiane. Da normalità come il consultare libri in uno scaffale.
"Bibliothek und schreibtisch sind für Benjamin gleichsam traszendentale OrteŠ"
La biblioteca e lo scrittoio (e il museo aggiungiamo noi) sono per Benjamin
luoghi trascendentaliŠ