Una piccola celebrazione per un grande evento di 600 anni fa
Niggun (niggunim al plurale) significa in ebraico: "aria" o "melodia" e si tratta di una forma di canzone o melodia religiosa ebraica cantata da gruppi. È una tecnica del canto, spesso con suoni ripetitivi astratti al posto di una lirica formale. A volte i versetti della Torah, o citazioni da altri testi ebraici classici, sono cantati ripetitivamente così da creare un niggun. Alcuni niggunim vengono intonati come preghiere di lamentazione, mentre altri possono essere gioiosi o vittoriosi. I niggunim sono specialmente importanti nella liturgia dell'ebraismo chassidico, che ha sviluppato le sue proprie forme spirituali strutturate a riflettere la gioia mistica della preghiera profonda, espressa nel devekut (la gioia mistica della preghiera intensa).
Il Congresso ebraico di Forlì è stato un importante raduno di delegati di comunità ebraiche di varie città dell'Italia settentrionale e centrale che si tenne dal 16 al 18 maggio 1418.
Lo stesso giorno - esattamente 600 anni dopo - viene presentata una piccola celebrazione nella quale Roberto Paci Dalò presenta una performance appositamente creata per l'occasione. Niggunim si intrecciano con live electronics moltiplicando così un unico strumento (il clarinetto) per trasformarlo in polifonie rieccheggianti negli spazi mirabili del San Giacomo.
L'importante congresso, che vide la presenza dei delegati delle comunità ebraiche di Padova, di Ferrara, di Bologna, delle città della Romagna e della Toscana, nonchè di Roma, fu convocato a Forlì, sede di un'antica e fiorente comunità di ebrei: vi si presero decisioni sul comportamento (etico e sociale) che gli ebrei avrebbero dovuto tenere e si inviò una delegazione al papa Martino V per la conferma degli antichi privilegi e la concessione di nuovi. In particolare, si chiedeva di abolire la legislazione antigiudaica voluta dall'antipapa Benedetto XIII (Etsi doctoribus gentium). Martino accolse le richieste del congresso.
L'artista italiano Roberto Paci Dalò (regista, compositore, artista visivo) è un pioniere nel rapporto tra arte e tecnologie digitali investigando in particolare le relazioni tra disegno, suono, teatro, cinema e radio. Premio Napoli 2015 per la lingua e la cultura italiana, ha ricevuto la stima e il sostegno di artisti come Aleksandr Sokurov e John Cage. Ha presentato sue opere presso Biennale di Venezia, Kunsthalle Wien, Power Station of Art Shanghai, Fundaciò Joan Mirò Barcelona, Palais des Beaux Arts Bruxelles, Wien Modern, Ars Electronica Linz, Festival di Locarno, MQ MuseumsQuartier Wien, Charlottenborg Copenhagen, ZKM Karlsruhe, SH Contemporary Shanghai, Opera di Vienna. Guida il gruppo Giardini Pensili co-fondato nel 1985. Membro della Internationale Heiner Müller Gesellschaft di Berlino e della British Cartographic Society, insegna Interaction Design presso UNIRSM dove ha fondato e dirige Usmaradio.
Prima assoluta: Forlì, Musei San Domenico, 18 maggio 2018.
On a dedicated stage, Unnamed, ritual spaces will be interpreted by Andrea Anastasio, Roberto Paci Dalò, Alessandro Sciarroni and curated by Davide Quadrio. This project is shaped around a conversation, an installation and two performances. The general rehearsal will occupy the first hour of the programme symbolically opening Demanio, with a conversation between Quadrio, Cristiana Colli and artist and designer Andrea Anastasio introducing the curatorial backbone of the program. At dawn, the squared stage that will host Anastasio's installation titled Sinopie, will be the center of Niggunim | nobori by Roberto Paci Dalò and Don't be afraid of turning the page by Alessandro Sciarroni ideally ending the night's event. Co-produced by Marsèll.
Il progetto si innesta nel Demanio con una presentazione/colloquio sul tema tra Andrea Anastasio, Davide Quadrio e Cristiana Colli e con una installazione e due performances concatenate all'alba.
Dopo la presentazione/panel indicamente in tarda serata attorno alle 23:00, si annunciano le live performances che avverranno all'alba. (l'alba del giorno 21 Luglio è alle ore 5.44)