GIOIA
COSTA CATALOGHI MICHEL
VINAVER Nei
testi di Michel Vinaver, che lui stesso definisce essere tutti commedie,
si incontrano ricorrenze stilistiche e tematiche che può essere interessante
evidenziare. Innanzitutto nella scrittura: Vinaver rinuncia alluso della
punteggiatura. Questo genera un intreccio ritmico fra le battute, a capo
arbitrari, scansioni interne al ritmo che spezzano il montaggio narrativo abituale.
Le conversazioni sono il perno attorno al quale si costruisce lazione:
Vinaver assembla frammenti di dialoghi tratti da momenti diversi ribaltando così
le categorie di tempo e spazio. In qualsiasi contesto, la conversazione regna.
Anche in King, che è il suo testo più recente e che ascolteremo
fra poco, la struttura della conversazione impone le leggi della costruzione della
storia. Lettere, brandelli di dialoghi, riflessioni su incontri avuti, un alternarsi
simultaneo di presente e passato sono gli elementi che compongono il racconto.
Vinaver è considerato lesegeta del quotidiano a teatro. Il quotidiano
non ha esiti, non ha soluzioni, non ha scioglimento. E uno stato in perenne
mutamento, nel quale passa il malessere, la felicità, la malattia, il successo
o linsuccesso, senza che il destino abbia influenza nello svolgimento della
storia. Si può dire che, data la casualità che determina il senso
di quanto accade, il quotidiano è il trionfo della non scelta, e qui risiede
lessenza del tragico nel suo teatro. Ostermeier, in una conferenza del maggio
scorso sullarte del XX secolo in Germania, parlando del realismo sottolineava
che Il nucleo del realismo è la tragedia della vita normale,
e continuava Dare una lingua alla vita normale è una grande arte
. Ecco, questo mi sembra centrale nella scrittura di Vinaver, anche se la
sua scelta è quella di porsi fuori dal giudizio, dalla denuncia, dal commento.
Mostra, descrive e lascia che le considerazioni affiorino. Lindifferenza
alla legge delle tre unità, che Vinaver ha adottato fin dagli inizi, assume
nel corso degli anni una forma più libera. E qui si innesta unaltra
ricorrenza: la sovrapposizione dei tempi, già presente in La demande demploi
per esempio, in King ha assunto un valore capace di aggiungere senso al racconto.
Questi elementi tendono a costruire la discontinuità che caratterizza
il quotidiano di ogni esistenza. Discontinuità che, in questo caso, è
sempre negata perché spia di un malessere: il malessere dellassenza
di identità. Lanima è costituita dalla tessitura di pezzi
che dovrebbero accordarsi e trovare una disposizione nel disordine. Ma questa
disposizione si basa su fragili riferimenti. Pronti a saltare. Anche in King
la storia si costruisce attraverso frammenti, pulviscoli, lamelle di vita. O meglio
si potrebbe dire che lessere moderno è diventato un frammento. In
alcuni casi nella narrazione di Vinaver prevale limmagine professionale
e pubblica, il che vuol dire che la maschera ha il sopravvento sullanima;
in altri , quelli che si rivelano nella cellula familiare, è invece laspetto
più intimo e fragile, meno impostato che emerge. Questo puzzle di
schegge di carattere delinea limmagine a pezzi dellindividuo
moderno, spaccato fra volontà e paura, desiderio di appartenenza e terrore
di rifiuto, fra necessità e ambizione. Essendo divenuto impersonale il
mondo del lavoro, lindividuo teme forse più della morte la non-adesione,
la non-appartenenza a un gruppo di riferimento, e questo terrore lo spinge verso
unidentificazione totale, una consonanza forzata che rischia di far saltare
lintegrità apparente dellindividuo, rivelando la non costruzione
della personalità e lassenza di singolarità. Finché
il Sistema (che nei suoi testi è sempre con la S maiuscola)
accoglie, ovvero accetta, lindividuo, non cè possibilità
di analisi ma, al primo segnale di scarto, il progetto intero di unesistenza
crolla e la disperazione trionfa. Come scriveva in un bellissimo saggio Soren
Kierkegaard: perdendo il tragico il soggetto moderno trova la disperazione.
Lessenza della tragedia è per Vinaver ladesione del corpo sociale
a un ordine che lo trascenda. Limpossibiltà di questa adesione, dovuta
alla scomparsa del destino nella trama della vita del singolo, esclude la tragedia
dal sistema di valori noto e dà luogo alla disperazione moderna: lindividuo
è affidato al caos, al caso che genera caos quando non ha un progetto che
lo guidi. Ma il tragico, secondo Vinaver, è ancora possibile Le
sue commedie possono quindi essere lette come una radiografia del compromesso
che il Sistema chiede nel momento dellaccettazione dello scambio, quella
specie di patto con il quale il soggetto tradisce se stesso, accetta di dimenticarsi
e di perdere la propria anima alla firma dellaccordo. Ma il tradimento di
se stessi impone una tenuta magistrale: sempre aderenti al personaggio adottato,
non si è più autorizzati a svelarsi. Il controllo diventa la massima
qualità. E non svelandosi lessere si copre fino a non riconoscersi
nemmeno dai gesti, dallandatura, dal timbro della voce. Una fauna di uomini-robot
che si accoltellano lun laltro pur di non morire, gli uomini sono
oggi tutti schiavi di una rete di specchi deformanti che rinvia a ciascuno unimmagine
difforme del desiderio, del successo e della felicità. La struttura
testuale è mista, un intreccio di voci intime e di discorsi pubblici che
tendono a descrivere senza alcun giudizio di valore il mondo osservato. La storia
si costruisce su elementi qualsiasi, schegge di reale insensato e privo di interesse
che, incontrandosi, generano senso. Sempre nellapparente casualità.
E attraverso le connessioni che Vinaver tesse la sua personale trama
di senso. NellAutointerrogatoire, che Vinaver scrisse nel 1972, una delle
prime domande che si poneva era come tollerare la bivalenza fra la sua immagine
pubblica di PDG e la volontà di scrittura e di impegno verso un teatro
di ricerca. Ed è nel desiderio di descrivere senza giudicare che Vinaver
individua la chiave non contraddittoria di questo doppia immagine. Scrivere
contro il teatro. Perché? Vinaver sottolinea ripetutamente la preminenza
del testo, accompagnando questo giudizio con una severa critica del regista obeso,
despota che taglia, firma e monta il materiale scritto per confezionare
un modello. Ma qual è in questottica la funzione del teatro? Quella
di generare un movimento, di ritrovare la sua forza rivoluzionaria. Ovvero di
provocare uno spostamento nellanimo dello spettatore. Per vincere questa
scommessa Vinaver sceglie una strada: accoglie il pubblico in unambientazione
rassicurante, nota, per poi sorprenderlo con unimprovvisa virata di senso.
E infatti attraverso giunture impreviste che si costruisce un senso altro,
che contrasta con il primo e che, tramite associazioni apparentemente spontanee,
altera lordine rassicurante delle cose. Le vite si spezzano per un
evento che mette definitivamente in discussione la maschera sociale costruita,
e lindividuo si trova dimprovviso solo di fronte alle sue debolezze.
In questo senso, si può parlare di un teatro popolare, che non perde però
lobiettivo di essere uno strumento di esplorazione del reale. Barthes
parla di uniformità - o meglio di conformità - dei personaggi. Questa
sarebbe una resistenza incosciente alla positività o negatività
: il loro essere, essere incuranti di come siano, pone il problema del vivere.
E tale semplicità apre un abisso. In King è ancor più
evidente in quanto non solo discorsi diversi si fondono, ma anche epoche molto
lontane Così, fra King giovane e King adulto, il lettore attraversa il
secolo da un caso allaltro. Testo per il seminario con gli allievi
della scuola di teatro Drama, promossa dalla Comunità Europea, Firenze
1999 <
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