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cenere
“Cenere
nasce dal confronto con la poesia di Amelia Rosselli (Parigi 1930 - Roma
1996) in contrappunto a quella di Gabriele Frasca (Napoli 1957). L’opera
non è nient’altro che lo sprofondamento nella voce. Prima
ancora delle loro parole i poeti vivono nella grana della voce. Questa
grana diviene protagonista di un pezzo paradossale: totalmente basato
sulla scrittura poetica di due autori ma dove non c’è traccia
di intelleggibilità delle loro parole. Resta la voce nella sua
nudità ossea in corpi oramai svuotati dagli organi. In una sorta
di irreale opera barocca scandita in quadri e sospesa nel tempo e nello
spazio che guarda anche all’opera dell’artista tedesco Joseph
Beuys (1921-1986).
Da tempo lavoro sul problema della restituzione di fisicità alla
parola. Con Cenere desidero riflettere (pensare-specchiare) sull’architettura
acustica e visiva creata dalle parole stesse. Di come quindi questo edificio
invisibile sia creato a partire dalla parola e dallo spazio vuoto tra
la parole. Per fare questo ho individuato una serie di strategie atte
a definire con la necessaria esattezza un terreno elettrico dove ciò
possa accadere. La scena è creata dall’intreccio delle immagini
digitali con quelle acustiche dando così corpo a un cangiante bassorilievo
scenico fatto di ombre scolpite nello spazio. Abitata da corpografie e
interpretata da musicisti e danzatori strettamente uniti in un unico ensemble.
Le parole stesse (la loro forma) creano lo spazio. Un luogo letteralmente
costruito a partire dalla materializzazione visiva del testo nello spazio
dove le parole creano paesaggi e architetture. Pensando anche ai sopra/sottotitoli
tipici dell'opera lirica che in questo caso diventano veri e propri oggetti
invadendo e creando lo spazio. Così facendo il testo procede su
un doppio livello: acusticamente diviene puro materiale sonico e non comprensibile,
visivamente è intelleggibile e permette la comprensione (come anche
il corto circuito percettivo creato dal rapporto tra l'immagine della
parola, il significato e il suono fisico creato direttamente a partire
dalle voci degli autori Rosselli e Frasca). Il 2006 segna anche dieci
anni dalla scomparsa di Amelia Rosselli e questo lavoro è anche
un piccolo omaggio a una figura che ha fatto del suo cosmopolitismo, materiale
vivo nella creazione.
Icarus Ensemble esegue la composizione dal vivo e viene utilizzato un
dispositivo che – circondando il pubblico completamente –
gli permette di essere dentro la scena. In un tragico senza più
tragedia quale dispositivo per la produzione del silenzio e interpretato
da musicisti e danzatori. Le parole sono campionate e ridistribuite nello
spazio intrecciate a elettronica pura mentre la sintesi granulare è
utilizzata per ottenere nuovi e inaspettati materiali che sfruttano le
possibilità acustiche dell’estremo. Convivono quindi frequenze
così gravi da diventare puro fenomeno fisico, insieme a suoni altissimi
(quasi) inudibili sospesi in un irreale gospel laico.
La scenografia di Edoardo Sanchi approfondisce ulteriormente la riflessione
su un barocco trasfigurato e trasceso. Uno strano “barocco minimale”
dove convivono materiali diversi e apparentemente contrastanti. Dove segni
mutuati da Joseph Beuys diventano contrappunto e collegamento tra aspetti
diversi della visione.” |